I giovani studenti di Praia incontrano la loro antichissima storia

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Mercoledì scorso, 16 ottobre 2019, si è svolto un altro importante incontro tra gli studenti delle Scuole primarie e secondarie di primo grado dell’Istituto comprensivo di Praia, accompagnati dalle loro insegnanti, ed “Italia Nostra”, rappresentata, in quest’occasione,  da Alfonso La Regina, insieme al signor Biagio Moliterni, intervenuto anch’egli in qualità di operatore esterno qualificato. Ancora una volta,l’avvenimento, il terzo della serie, era inserito tra quelli programmati nell’ambito del progetto ministeriale PON 2014 – 2020, le cui caratteristiche e le cui importanti finalità culturali sono state più precisamente descritte all’inizio della relazione riguardante il precedente incontro del 16 ottobre u. s.,dedicato ai “Gigli di mare”, pubblicata sulla pagina “Facebook” della Sezione Alto Tirreno Cosentino di “Italia Nostra”, alla quale rimandiamo per i dettagli.

Dopo aver affrontato le problematiche legate alla raccolta dei rifiuti presenti nello specchio d’acqua antistante l’isola Dino e quelle relative alla salvaguardia dei “Gigli di mare”, questa volta si è voluto immergere i ragazzi nel “luogo praiese” per eccellenza, la  grotta della nostra Madonna, considerandola, però, non soltanto come un luogo di culto, seppur eccezionale, ma come una presenza unica e totalizzante, contemporaneamente fisica e mentale, confluente in un’unica prospettiva religiosa, geologica, storica e naturalistica, immersa e circondata da un contesto molto più vasto.Un contesto, questo,che, nel suo insieme, in quei giovani, come da loro stessi riconosciuto, ha dato luogo ad una suggestione immedesimativa totale, aperta verso una loro identità più profonda, probabilmente in loro già radicata, ma che ora, una volta esplicitamente sollecitata, come vogliamo credere, non avranno più modo di dimenticare.

Nonostante la giovane età, i nostri interlocutori, anche con le loro numerose domande, si sono dimostrati attentissimi alle diverse “presenze” che in quel luogo coesistono senza potersi separare. Alcune di queste rimandano alle sue origini religiose, sia storiche che leggendarie, sia precristiane che cristiane, sia latine che bizantine, quelle che hanno caratterizzato nel tempo l’immensa cavità naturale sul piano religioso, valorizzando questo luogo a partire dalla misteriosa tensione spirituale che esso emana. Questa, però, è tanto acuta, potente ed evocativa da rendere difficile, a chi ci entra ogni volta, non lasciarsene coinvolgere e quasi stordire.

Altre“presenze”, invece, quelle antropologiche ancora più antiche, quelle che creano un contrasto quasi irreale con l’abitato e lo sviluppo molto recente di Praia, fanno percepire l’esistenza continua, altrettanto concreta, di una comunità umana che ora, ovviamente, è scomparsa, ma che si è sviluppata per un lungo periodo di tempo, sia in quella grotta che in quelle vicine pertinenti all’esteso impianto carsico circostante,e ciò nell’arco di almeno dodici – tredicimila anni.Tutto questo, fino all’ultimo millennio che ha preceduto la nascita di Cristo, e forse anche prima, quando due successive migrazioni indoeuropee hanno garantito, arrivando, infine, dopo un lungo viaggio attraverso l’Europa, anche nella nostra regione, prima il formarsi delle più antiche popolazioni enotrie, poi anche di quelle lucane e bruzie che rappresentano ancora il nostro specifico, costante fondamento etnico.

Infine, mentre non ci si è voluti dimenticare di offrire anche alcune spiegazioni sulla genesi particolare del litorale sabbioso di Praia e di Tortora, così diverso dalle falesie a picco sul mare che lo limitano sia a nord che a sud, in chiusura di questo incontro i ragazzi sono stati avvicinati anche all’aspetto naturalistico del luogo, e quindi alla numerosa vegetazione rupestre che popola tutta la zona, tra cui compaiono, prima di tutto, le specie protette del “Garofano delle rocce” (Dianthus rupicula) e della “Primula di Palinuro” (Primula palinuri).

Sono stati i giovani stessi a chiedersi perché tutto ciò che avevano non solo visto, ma anche fatto diventare parte viva di loro stessi, non fosse anche cosa giudicata degna di ben maggiore interesse ed adeguatamente valorizzata in tutti i modi possibili.

La promozione convinta e sistematica di un luogo religioso così significativo,se fosse unita alla sistemazione accurata dell’area archeologica, che appare oggi completamente dimenticata, inopportunamente nascosta da un brutto telone che la circonda quasi tutta e assai trascurata al suo interno, sarebbe, in tal modo, capace di esaltarne l’importanza, rendendo ancora più facile raggiungere risultati producenti.Ugualmente,l’eliminazione dell’evidente degrado in cui “questo tutto” versa all’esterno, che coinvolge interamente l’area anteposta fino alla linea ferroviaria, un vero pugno nell’occhio per chi percorre la scalinata di accesso alla grotta, riqualificherebbe definitivamente l’insieme ed otterrebbe sicuramente un risultato assai utile, anche economicamente, per l’intera comunità cittadina.

E se questo non avvenisse adesso, come non è mai avvenuto, forse possiamo almeno augurarci che questi ragazzi, divenuti adulti e capaci di farlo, vogliano decidersi, proprio loro, finalmente, a cambiare le cose in meglio, magari ricordandosi proprio di questo magico pomeriggio passato insieme.

Alfonso La Regina
“Italia Nostra”, Sezione Alto Tirreno Cosentino